

FAQ
In questa sezione troverai le risposte ad alcune domande tra le più frequenti, in materia di chirurgia refrattiva, cataratta, glaucoma, sindrome dell’occhio secco e la salute degli occhi.
La cataratta senile è la forma più comune di cataratta e consiste nella progressiva opacizzazione del cristallino, la lente dell’occhio, dovuta all’avanzamento dell’età. Si tratta di un processo lento e continuo che compromette la buona visione delle immagini e dei colori. Esistono altri tipi di cataratta come quella secondaria, una complicanza comune dell’intervento di cataratta, e quella congenita che si ha fin dalla nascita. La cataratta è legata al processo di invecchiamento dei tessuti ed ha una componente ereditaria che ne incrementa il rischio, così come l’esposizione eccessiva ai raggi solari. In generale uno stile di vita sano e attivo può essere utile a rallentare i processi di invecchiamento, ma è importante sottoporsi ad una visita oculista completa con regolarità, specialmente dopo i 60 anni. Si, statisticamente risultano in maggioranza perché hanno un’aspettativa di vita superiore rispetto agli uomini. No. L’intervento con la sostituzione del cristallino con una lente artificiale è l’unico modo per ripristinare la corretta visione. Non esiste nessuna terapia farmacologia in grado di rigenerare il cristallino. No, molti anni fa si tendeva ad aspettare che la cataratta fosse ad uno stadio avanzato, ma oggi con le nuove tecniche si cerca di intervenire prima che il cristallino si indurisca per minimizzare i rischi e ridurre i fastidi post-operatori. Si, l’intervento di cataratta viene eseguito in chirurgia ambulatoriale e si anestetizza esclusivamente l’occhio da trattare. No, nella quasi totalità dei casi chiunque può essere operato di cataratta, tuttavia ogni caso va valutato in maniera individuale dallo specialista. No, l’intervento dura circa 15 minuti e dal momento che si esegue in anestesia locale non si avverte nessun dolore. Si può avvertire un leggero fastidio durante l’intervento e bruciore nelle prime ore dopo l’intervento. No, si tratta di una procedura mini-invasiva e le incisioni necessarie per l’introduzione della sonda e l’inserimento della nuova lente sono inferiori ai 3mm. No, una volta sostituito il cristallino con la lente artificiale questa non si altera. È possibile andare incontro alla cataratta secondaria, nel 25-30% dei casi, che viene trattata con lo YAG laser. Dopo l’intervento viene applicata una benda di protezione che deve essere tenuta per 24 ore. Il paziente può riprendere le attività quotidiane dopo qualche ora, usando i dovuti accorgimenti. Si. Le lenti intraoculari possono avere un potere refrattivo in grado di correggere parzialmente o totalmente il difetto visivo, ma ogni caso va attentamente esaminato dal chirurgo in fase di visita pre-operatoria.
No, esistono alcune caratteristiche morfologiche della cornea che devono essere presenti e l’idoneità dipende anche dal tipo e dalla gravità del difetto di refrazione. Inoltre, non può sottoporsi all’intervento chi soffre di alcune patologie oculari o sistemiche. La chirurgia refrattiva è fortemente sconsigliata alle donne in stato di gravidanza o durante l’allattamento. Circa il 95% dei portatori di occhiali risultano idonei. L’intervento è consigliato tra i 21 ed i 55 anni, ma ogni caso viene valutato in maniera specifica. È importante che il difetto refrattivo sia stabile e questo generalmente avviene tra i 21 ed i 24 anni. In caso di idoneità dopo la visita, si consiglia di leggere attentamente il consenso informato. L’intervento può essere effettuato nella seduta immediatamente successiva alla visita o nelle sedute successive, qualora il paziente abbia necessità di più tempo. L’intervento dovrebbe essere fatto entro quattro-cinque mesi dalla visita per avere la garanzia che i parametri rilevati non si siano modificati. Una volta effettuata la visita di idoneità, il chirurgo consiglierà la tecnica più appropriate, tra PRK, Femto-LASIK e Relex-SMILE, spiegando nei dettagli le procedure, i benefici e gli eventuali rischi. La tecnica PRK è la più datata e può essere considerata la più invasiva delle tre, tuttavia si tratta sempre di una procedura mini-invasiva ed estremamente sicura. Risulta solo più lungo il processo di riepitelizzazione della cornea, quindi i fastidi post-operatori sono più frequenti. Il recupero visivo può essere più lento. No, la tecnica più recente disponibile sul mercato ed esclusivamente presso il COS in Sardegna è la tecnica Relex-SMILE. La Femto-LASIK è una tecnica innovativa altrettanto valida, che permette una maggiore precisione rispetto alla PRK e alla semplice LASIK, ma risulta più datata rispetto alla SMILE. No, la tecnica SMILE è la procedura più innovativa e che permette un recupero con tempi brevissimi, spesso 48 ore dall’intervento, con pochissimi fastidi post-operatori, tuttavia non tutti i pazienti sono idonei per questa tecnica. Il chirurgo valuterà la tecnica più appropriata durante la visita di idoneità. Nella maggior parte dei casi, gli occhi operati nell’arco di sei mesi sono in grado di vedere perfettamente e non si ha più bisogno di usare occhiali o lenti a contatto già subito dopo l’operazione. Se il difetto però non è stabile o esistono delle condizioni, rilevate in sede di visita di idoneità, che fanno sospettare l’impossibilità di un recupero totale delle diottrie, il chirurgo lo fa presente durante il colloquio. In rari casi può essere necessario re-intervenire ma generalmente non prima di 12 mesi dal primo intervento. Con la chirurgia laser è possibile operare la miopia fino a 10 diottrie, l’astigmatismo fino a 6 diottrie e l’ipermetropia fino a 4 diottrie. L’intervento di chirurgia refrattiva non è doloroso perché l’occhio viene sempre trattato con l’anestetico. Si possono avere dolori e fastidi nelle ore successive all’intervento che tendono a sparire dopo qualche giorno. No. Le tecnologie a disposizione consentono di effettuare l’intervento in totale sicurezza. Può capitare che per varie ragioni non si possa correggere il difetto interamente, ma vi è sempre un miglioramento della vista rispetto alla condizione di partenza. In casi rarissimi, se si verifica un’infezione causata da patogeni particolarmente aggressivi, dopo l’intervento, questa può risultare in una opacità corneale e può essere necessario il trapianto di cornea. Dopo l’intervento è vietata la guida per questioni di sicurezza. È preferibile perciò farsi accompagnare da un parente o un amico il giorno dell’intervento. In alternativa è possibile chiamare un taxi. L’intervento di chirurgia refrattiva è una procedura mini-invasiva di chirurgia ambulatoriale, per cui non si può parlare di vera e propria convalescenza. In molti casi i risultati sono visibili già dopo poche ore dall’intervento e benché sia consigliato il riposo nelle 24 ore successive, è possibile riprendere immediatamente le attività quotidiane, evitando sforzi fisici importanti. La complicanza più grave dopo l’intervento di chirurgia refrattiva è l’infezione, ma è un caso estremamente raro, specialmente se si segue la terapia domiciliare prescritta e si evita di toccare gli occhi dopo l’intervento. Dopo l’intervento è possibile avvertire dolore, bruciore, lacrimazione, secchezza, sensazione di corpo estraneo nell’occhio, ma in genere questi disturbi si attenuano nelle prime 24 ore o comunque nella prima settimana. Ogni paziente reagisce in maniera diversa e anche la tecnica utilizzata influisce sul recupero post-operatorio.
La cataratta senile è la forma più comune di cataratta e consiste nella progressiva opacizzazione del cristallino, la lente dell’occhio, dovuta all’avanzamento dell’età. Si tratta di un processo lento e continuo che compromette la buona visione delle immagini e dei colori. Esistono altri tipi di cataratta come quella secondaria, una complicanza comune dell’intervento di cataratta, e quella congenita che si ha fin dalla nascita. La cataratta è legata al processo di invecchiamento dei tessuti ed ha una componente ereditaria che ne incrementa il rischio, così come l’esposizione eccessiva ai raggi solari. In generale uno stile di vita sano e attivo può essere utile a rallentare i processi di invecchiamento, ma è importante sottoporsi ad una visita oculista completa con regolarità, specialmente dopo i 60 anni. Si, statisticamente risultano in maggioranza perché hanno un’aspettativa di vita superiore rispetto agli uomini. No. L’intervento con la sostituzione del cristallino con una lente artificiale è l’unico modo per ripristinare la corretta visione. Non esiste nessuna terapia farmacologia in grado di rigenerare il cristallino. No, molti anni fa si tendeva ad aspettare che la cataratta fosse ad uno stadio avanzato, ma oggi con le nuove tecniche si cerca di intervenire prima che il cristallino si indurisca per minimizzare i rischi e ridurre i fastidi post-operatori. Si, l’intervento di cataratta viene eseguito in chirurgia ambulatoriale e si anestetizza esclusivamente l’occhio da trattare. No, nella quasi totalità dei casi chiunque può essere operato di cataratta, tuttavia ogni caso va valutato in maniera individuale dallo specialista. No, l’intervento dura circa 15 minuti e dal momento che si esegue in anestesia locale non si avverte nessun dolore. Si può avvertire un leggero fastidio durante l’intervento e bruciore nelle prime ore dopo l’intervento. No, si tratta di una procedura mini-invasiva e le incisioni necessarie per l’introduzione della sonda e l’inserimento della nuova lente sono inferiori ai 3mm. No, una volta sostituito il cristallino con la lente artificiale questa non si altera. È possibile andare incontro alla cataratta secondaria, nel 25-30% dei casi, che viene trattata con lo YAG laser. Dopo l’intervento viene applicata una benda di protezione che deve essere tenuta per 24 ore. Il paziente può riprendere le attività quotidiane dopo qualche ora, usando i dovuti accorgimenti. Si. Le lenti intraoculari possono avere un potere refrattivo in grado di correggere parzialmente o totalmente il difetto visivo, ma ogni caso va attentamente esaminato dal chirurgo in fase di visita pre-operatoria.
La sindrome dell’occhio secco è una patologia dovuta ad una disfunzione del film lacrimale dell’occhio, che può risultare carente della componente lipidica o acquosa. Si, le donne ed in particolare quelle in menopausa tendono a soffrirne di più a causa della carenza di estrogeni. Altri fattori di rischio sono anche la blefarite, la congiuntivite, età superiore ai 50 anni, le malattie metaboliche e l’utilizzo di lenti a contatto, ma anche inquinamento e utilizzo eccessivo di schermi come smartphone, pc e tablet. La sindrome dell’occhio secco è spesso difficile da individuare perché i sintomi come fotofobia, lacrimazione, secchezza e bruciore sono comuni ad altre patologie, tuttavia una visita oculistica completa può offrire la diagnosi corretta ed individuare il trattamento più appropriato. Le lenti a contatto tendono a peggiorare il quadro clinico di chi soffre della sindrome dell’occhio secco, tuttavia la situazione potrebbe essere risolta con l’uso di colliri o gel oftalmici per idratare l’occhio nel corso della giornata. In ogni caso è bene discutere con l’oculista sintomi e fastidi. Purtroppo se si è predisposti, la secchezza oculare non può essere evitata, ma sicuramente una dieta ricca di omega3, la riduzione dell’esposizione agli schermi di pc smartphone e tablet e il controllo dell’umidità degli ambienti possono migliorare la sintomatologia. Il trattamento principale e più immediato è l’uso di colliri o gel oftalmici che aiutano ad idratare l’occhio e ridurre i fastidi di bruciore e secchezza. Oggi esiste anche un’opzione innovativa con la luce pulsata IPL, disponibile al COS, che permette di agire sulla causa del problema, ripristinando la funzione fisiologica delle ghiandole dei meibomio, responsabili della produzione del film lacrimale. Si tratta di un trattamento non invasivo in cui il paziente riceve alcuni spot di luce pulsata e successivamente, indossando una maschera che utilizza una tecnologia unica di fotobiostimolazione, favorisce la fuoriuscita della secrezione delle ghiandole di meibomio migliorando la qualità del film lacrimale prodotto. In genere già dopo la prima seduta si nota un miglioramento dei sintomi, ma sono necessarie 3-4 sedute, una ogni 15 giorni, per un miglioramento significativo e stabile nel tempo, fino anche ad un anno. L’idoneità alla chirurgia refrattiva varia da caso a caso, ma in generale qualora venga consigliato l’intervento è preferibile optare per la tecnica SMILE cha ha meno controindicazioni in caso di secchezza oculare.